PER UNO SCHIZZO VIRTUALE

DIARIO DI BORDO DI SHOWREEL, LABORATORIO PER ATTORI DI MICHELE SINISI
| L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2021 – MESSINA |
a cura di William Caruso

#1 | 13 Luglio 2021 – Il mio primo giorno
(giorno 5 di 8 del laboratorio)

Sono appena rientrato da Biennale Teatro Venezia 2021. Immergermi in questa esperienza ha fatto nascere in me tante domande sul senso dell’atto teatrale nella società in cui viviamo. Cosa significa ‘contemporaneo’ oggi? Cosa si fa sul palco oggi?

«Quello che si fa sul palco oggi è uno sguardo sulla vita a cui non credo più». Queste parole risuonano in un primo dialogo con Michele Sinisi, regista e attore pugliese che in questo momento, per il Cortile Teatro Festival diretto da Roberto Bonaventura, sta tenendo uno studio teatrale a Messina intitolato Showreel, che seguirò come membro dell’Osservatorio critico di QA-QuasiAnonimaProduzioni.
Inseritomi in ritardo in questo processo di ricerca e di studio, iniziato il 9 luglio, sento di ritrovarmi in un cantiere aperto. Il materiale di riferimento del lavoro è La tempesta di William Shakespeare, chiamata per questo studio In the Storm.
Sinisi, con un gruppo di otto persone, scandaglia proprio quello che accade in mezzo a uno showreel, quello che c’è tra un frame e l’altro, quello che non si vede. La musica, il cellulare, internet, i social, la pubblicità diventano luoghi da esplorare, dove si ha la necessità di portare gli altri a ri-vedere. Si cerca la via per concretizzare, in una continuità circolare, il rito teatrale con la comunità.
È necessario rompere tutte le forme precostituite e accettarne la morte? Forse i cambiamenti, che sono insiti nella natura dell’animo umano, sono necessari per portarci a uno stato zero, a una forma nuova in grado di dialogare con la società di oggi?

«È diventato difficile salire su un palco oggi, perché la vita è entrata con forza nelle nostre rappresentazioni, diventando più interessante», osserva Sinisi.

Nella società di oggi non ci sono più confini e il teatro deve rispecchiare ciò. Per questo non dobbiamo rimandare l’azione.
Il processo diventa parte fondamentale nella ricerca di una nuova forma. Ed ecco che la vita ne diventa alleata, mezzo di riconoscimento di passaggi, di solchi da attraversare empiricamente per gestire il tempo dell’azione tra A e B.

Tutto è in movimento in una nuvola, in uno schizzo virtuale.
Unica preoccupazione? Fare il fare.

 

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SHOWREEL
progetto di laboratorio di Michele Sinisi dal 9 al 16 luglio
prodotto ed ospitato da: Cortile Teatro Festival e Castello di Sancio | Messina
partecipanti: Monia Alfieri, Giuseppe Contarini, Lucilla Mininno, Francesca Riva, Maria Squillaci, Giada Vadalà, Francesca Verga
con la collaborazione di: Donato Paternoster

Lo showreel è il riassunto della carriera di un attrice/attore attraverso brevi spezzoni dei filmati che lo vedono coinvolto, i punti più significativi del suo percorso professionale in video. Lo si crea per presentarsi all’attenzione degli addetti ai lavori come registi e casting director. Io non ne ho mai avuto uno, nonostante la mia agente mi esorti continuamente a farlo. E lei ha ragione, è una mia pecca… mi riprometto di farlo subito. In ogni caso, sono sempre più consapevole del fatto che la vita reale, fuori dallo show, che gira intorno ai frammenti spettacolari, ciò che accade in mezzo, tra uno spezzone e l’altro di un percorso artistico, racconta storie più intense ed emozionanti del tentativo di rappresentarsi. È anche molto probabile che sia sempre stato così. Da qui nasce l’idea di SHOWREEL.

Ci sono frammenti di vita, spesso non centrali nelle nostre storie, che scartiamo dallo spettro della nostra attenzione e che il più delle volte sembrano vuote di significato. Queste storie esistono di sponda, non vanno dritto ad un risultato e sembrano non avere un senso principale nei fatti che contano e che descrivono le nostre vite, divenute globali. Anche il tempo che le avvolge sembra essere troppo dilatato, se non troppo veloce, per riuscire a registrarne un ricordo. Sono pezzi che ci stanno intorno e che osserviamo negli angoli delle stanze della nostra memoria, negli interstizi delle nostre giornate. Eppure finiscono per battere il tempo delle nostre emozioni e finiscono per comporre le nostre presentazioni, come fossero invece le inquadrature migliori delle nostre vite. Sul set e sul palco, li troviamo nei momenti successivi allo stop, dopo gli applausi.

Michele Sinisi