LIVE – POST – LIKE

DIARIO DI BORDO DI SHOWREEL, LABORATORIO PER ATTORI DI MICHELE SINISI
| L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2021 – MESSINA |
a cura di William Caruso

#4 | 16 Luglio 2021 – Il mio terzo giorno
(giorno 8 di 8 del laboratorio)

Arrivo in sala per primo. Apro le finestre e accendo il ventilatore. È l’ultimo incontro, quello delle presentazioni di tutti i lavori live di Showreel. In questi giorni i video artistici pubblicati sui social dai partecipanti hanno stuzzicato la mia fantasia. La tempesta che ogni persona ha vissuto durante il processo di lavoro è tangibile ed è davvero interessante ricercare nei social forme che vadano oltre la concezione fisica del teatro, verso dialoghi inediti con un pubblico diverso, sconosciuto.

Nell’attesa dell’inizio delle attività, riesco a intervistare i presenti in sala. Mentre rispondono alle mie domande vedo nei loro occhi il processo che continua a muovere i loro pensieri. Ascoltando le loro parole, ritorna alla mia mente il concetto di disciplina, citata più volte durante questi giorni da Sinisi durante i lavori: «non lasciamoci sfuggire le occasioni. Bisogna crescere come persone prima che come attori». La disciplina per me è elemento fondante per la costruzione di un luogo di ricerca. Lo spazio creatosi in questi giorni di laboratorio, difatti, è uno spazio altro, esterno, quasi nascosto, in cui sono state annullate le dinamiche tradizionali e in cui si è creata una spinta alternativa verso mondi inesplorati, per un nuovo modo di stare, che ha perso il nome di ‘teatro’. È proprio in questo nuovo luogo che si ha bisogno di una cura maniacale verso l’altro, di uno sforzo enorme da parte di chi cerca. Solo così, nel momento in cui vado in questa direzione, mi stacco davvero dalla mia abitudine e divento materia in movimento.

Adesso siamo davanti allo schermo di un computer, in attesa di una videochiamata su whatsapp web. Stiamo aspettando Ariel, o meglio la persona scelta da uno degli allievi del laboratorio per partecipare attivamente con noi a un esercizio  sulle figure di Ariel e Calibano de La Tempesta shakespeariana. Ecco, Shakespeare non è più parte di un immaginario.
Lo schermo prende forma in una donna sorridente: Ariel si fa corpo digitale.

«Cosa è per te la libertà?», chiede Sinisi.
«Ogni momento è libertà», replica Ariel.

La chiacchierata è breve.
Subito dopo gli schermi digitali si moltiplicano. Eccoci tutti sui social a condividere video, a mettere like sui post dei lavori già terminati. Il cellulare non è più una distrazione ma una nostra protesi, un mezzo attivo del fare collettivo.

Nel momento in cui diventa un nostro prolungamento, però, si ha la necessità di dare un senso logico al potenziale uso di tale mezzo.

«Levici i manu», dice la maglietta della donna della presentazione live delle 14:30.
La sua tempesta è l’ossessione per l’ordine.
D’improvviso vengo proiettato all’interno del gioco scenico. Mi viene chiesto di tenere un cellulare in mano per fare ascoltare un audio di un tizio sconosciuto. Ecco che il potenziale, di cui parlavo prima, prende fuoco. Eccomi diventato il tramite per la comprensione di una storia per il pubblico. Per un attimo mi sento sospeso, tra la quiete e la tempesta.

«Vieni. Sotto la pioggia ci curiamo, ci abbracciamo», dice invece una donna che sospira pesantemente e che si tocca continuamente i capelli.

In questo caos arriva un altro Calibano: è il proprietario del ristorante A’ Cucchiara.
Il gioco di Showreel ha superato le barriere dello spazio.
In the Storm è atto di vita, azione di coinvolgimento dell’esterno nel processo del gruppo.

«Io mi devo prendere cura delle persone di cui sto parlando. Le immagini si ampliano quando racconto dell’altro. La logica sta proprio nell’affermare l’esperienza umana, diventandone testimone» afferma Sinisi.

L’attore è tramite di un messaggio più ampio, è messaggero di un mondo di immagini necessarie per risvegliare un senso comunitario di cui oggi si ha reale bisogno. Il teatro può essere davvero quel luogo per attraversare la crisi d’identità di questa epoca, perché il teatro attraversa costantemente la crisi d’identità umana, non perdendo però di vista ciò che noi siamo.

Come riesco a trovare questo precario equilibrio? Cercando probabilmente il dialogo, quello stesso dialogo che crea con noi il partecipante dell’ultima presentazione. Eccolo che ci mostra una valigia dei giochi più belli. Ho davanti ai miei occhi una persona romantica, con i suoi ricordi di vita. Sono confuso ma sorrido. Sono stato anch’io parte di questo processo, nonostante il mio ruolo da osservatore critico. Saluto in silenzio il laboratorio ascoltando Lei verrà di Mango, osservando un uomo chiudere una valigia davanti a sé con un dildo tra le mani.

«Il tuo post è stato pubblicato con successo».

Cosa è davvero Showreel?
Perdersi nelle cose.

____________________

SHOWREEL
progetto di laboratorio di Michele Sinisi dal 9 al 16 luglio
prodotto ed ospitato da: Cortile Teatro Festival e Castello di Sancio | Messina
partecipanti: Monia Alfieri, Giuseppe Contarini, Lucilla Mininno, Francesca Riva, Maria Squillaci, Giada Vadalà, Francesca Verga
con la collaborazione di: Donato Paternoster

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena