SOTTO DI ME, IL BUIO

L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2021
di Elena Russo

Siamo giunti sul finale del programma del Cortile Teatro Festival che giorno 8 settembre ha ospitato, presso l’area Iris di Ganzirri, In tacito quadrante. Per una poetica dell’impossibile [parte II], uno studio a partire da Immaginazione morta immaginate di S. Beckett che segue il percorso tracciato lo scorso anno con Cenere, entrambi per la regia e drammaturgia di Auretta Sterrantino.
Forse è stato solo un sogno o forse no: sentivo il vento tra i capelli, il rumore dei passi della gente intorno a me, il loro profumo, le loro voci. Ho visto nitidamente, con i miei occhi, due corpi bianchi avvolti nel mistero e nel buio della notte, era tutto reale, ero presente ed esistevo solo io, in quel luogo, in quel momento in compagnia dalle mie emozioni.
C’è un Lui e c’è una Lei costretti in uno spazio circolare così ampio e ridotto allo stesso tempo. Un frastuono silenzioso proveniente da quei corpi vivi e candidi abbraccia attorno a sé il pubblico inchiodato a un altro spazio circolare da cui non si può scappare, da cui non si può risalire. Come in un buco nero si perdono i sensi, si abbandonano i sentimenti, si aprono le viscere, gli occhi sfarfallano e si spalancano nel vuoto, come lui e lei.
«Tre luci» e suoni. Una musica incessante e prepotente detta i tempi e le battute dei personaggi che si aggrovigliano, si struggono, si distruggono e si raccolgono sorreggendosi con forza e veemenza all’unisono. Due corpi vivi ma morenti, fatti di sangue e carne sono oltrepassati dalle luci, ora calde ora fredde. Lui in lei e lei in lui, continuamente. Due facce della stessa medaglia, schiena contro schiena e poi occhi contro occhi.
Così per una poetica dell’impossibile diventa possibile immaginare l’inimmaginabile, immaginare cosa accadeva prima in un tempo e in uno spazio indefinito e dopo in un tempo e in uno spazio invisibile e sensazionalmente asfissiante.
La pièce si svolge all’interno di un confine, il perimetro del palco imprigiona o protegge i personaggi da un pericolo ignoto ma palpabile e le nostre menti si abbandonano all’immaginazione di luoghi, tempi e spazi più disparati, confortevoli oppure scomodi.
Cosa succede agli estremi, al confine del cerchio, cosa potrebbe esserci o magari no, se c’è una via d’uscita, la possibilità di scavalcare quel cerchio, oppure no, non ci è dato saperlo.
Allora cosa resta? Rimane un ‘io’ in bilico al confine, su quella riga immaginaria che somiglia a un muro di cemento che ostacola il cammino e il pensiero.
In quella bolla trasparente che si fa sempre più spessa e resistente, lentamente muoiono la carne e il sangue per diventare macchina e numeri. Come un robot il corpo compie gesti meccanici, la fantascienza diventa scienza e si trasforma in realtà.
Il muro invisibile scherma immagini immaginate nella nostra mente, ma cosa c’è di reale e cosa no, dove finisce l’uomo e dove inizia il ‘nuovo’ in un mondo sofferente che si adatta e si adagia su sé stesso, non ci è dato saperlo.
Possiamo solo concederci una seconda possibilità, partendo da noi stessi in equilibrio su un perimetro circolare senza conoscere l’inizio e la fine del proprio cammino.
Sotto di me, buio.

 

IN TACITO QUADRANTE
per una poetica dell’impossibile [parte II]

con Giulia Messina e William Caruso
regia e drammaturgia Auretta Sterrantino
musiche originali Vincenzo Quadarella
disegno luci Stefano Barbagallo
assistente alla regiElena Zeta
osservatorio critico e ufficio stampa Vincenza di Vita
QA-QuasiAnonimaProduzioni/NutrimentiTerrestri
Visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancio

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena