UN “DISPOSITIVO” POETICO

INTERVISTA AD ANNA GESUALDI E GIOVANNI TRONO (COMPAGNIA TEATRINGESTAZIONE) CORTILE TEATRO FESTIVAL 2022 – MESSINA
a cura di Sara C.

Prima di partecipare alla performance Chorea Vacui, andata in scena il 21 luglio presso il Lido Horcynus Orca, abbiamo avuto l’occasione di porre alcune domande ad Anna Gesualdi e Giovanni Trono della compagnia Teatringestazione.

Come e con che obiettivo nasce Teatringestazione?
AG: “Teatringestazione” nasce dall’incontro di me e Giovanni Trono, quindi dal riconoscersi e dal desiderio di riunire quelle che erano le rispettive poetiche e visioni estetiche dei nostri percorsi artistici, al fine di formarne uno solo.

Da dove nasce Chorea Vacui?
AG: Chorea Vacui è una performance concepita come spin off di un lavoro che abbiamo sviluppato nel 2013, Bestiale copernicana, un progetto complesso che aveva generato diverse azioni performative. Durante il 2021, in pieno lockdown, abbiamo cominciato a ragionare intorno alle nostre produzioni di repertorio e a individuare alcuni elementi da sviluppare ulteriormente in quanto per noi ancora vivi. Quindi da Bestiale copernicana abbiamo sviluppato Chorea Vacui, che è diventata una performance in piena autonomia.

Cos’è per voi il vuoto?
AG: Il vuoto è lo spazio da cui si genera la creazione.
GT: Il vuoto non va inteso come il niente, ma come lo zero matematico. Ciò significa che lo zero, così come il vuoto, è il tutto a somma zero, quindi in realtà è ciò che contiene tutto ed è l’origine dalla quale è possibile far sorgere la creazione.

La vista e l’udito giocano un ruolo importante nella vostra performance, perché questa scelta?
AG: È un po’ di tempo che ragioniamo su che cosa voglia dire ‘essere presenti’, non soltanto sulla scena ma anche politicamente a questo mondo, e ovviamente alla presenza contribuiscono tutti i sensi, quindi l’universo percettivo che costituisce l’essere umano. In questo caso la presenza viene declinata come un’evocazione, una futura apparizione, quindi in realtà non come un’assenza, come il vuoto potrebbe suggerire. In questo caso l’udito e la vista formano il campo della visione, cioè quel luogo in cui le parole agite dal performer attraverso il microfono arrivano alle orecchie degli spettatori che sono immersi nell’universo sonoro in cuffia, elemento importante perché le cuffie isolano dalla dimensione uditiva. Questo, unito alla visione del paesaggio che stagna di fronte agli spettatori, reagisce come una formula chimica e lascia apparire un universo poetico inatteso, inaspettato. Quindi udito e vista in questo lavoro sono la parte performativa, nello spettacolo sono il performer.

Quali erano i vostri obiettivi e come speravate che il pubblico rispondesse alla performance?
AG: A noi pace chiamare ‘dispositivo’ lo spettacolo in questione (come altri dispositivi a cui abbiamo lavorato) perché in realtà c’è una messa a disposizione, sia nello spazio fisico che nello spazio poetico, di un meccanismo che genera una o più apparizioni. L’obiettivo di questo dispositivo è che durante il lavoro il pubblico riesca a visualizzare ciò che noi invochiamo o evochiamo, l’universo immaginativo che Chorea Vacui provoca (c’è proprio una provocazione, nel senso di ‘provo-azione’). Ci aspettiamo quindi che il pubblico compia la sua parte in questo spettacolo, abbandonandosi a questo invito.

E questo avviene? Come reagisce effettivamente  il pubblico al vostro dispositivo?
AG: Gli spettatori, di solito, subito dopo lo spettacolo ci cercano e sentono il bisogno di condividere tutte le apparizioni che hanno attraversato grazie al lavoro, avendo così un confronto naturale e immediato.

 

CHOREA VACUI
regia e cura della visione Gesualdi | Trono
con Giovanni Trono
TEATRINGESTAZIONE

visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL di Messina
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancho

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena