VEDERE L’INVISIBILE

L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2022 – MESSINA
a cura di Giulia Cavallaro

Un dispositivo che stimola l’immaginazione.
Chorea Vacui stimola la creazione di un universo attorno a sé, che però siamo noi spettatori a generare.
Tutto si svolge in riva al mare, al lido Horcynus Orca di Capo Peloro per la quinta serata del Cortile Teatro Festival. Si prende posto nella propria sdraio e si indossano le cuffie date all’ingresso. Subito si sentono dei suoni simili a interferenze e, dopo poco, inizia la voce di Giovanni Trono – performer della serata, nonché uno dei due ideatori del progetto, insieme ad Anna Gesualdi – che si fa protagonista della scena pur comparendo solo come voce fuori campo.
Chorea Vacui è un processo che parte con la descrizione di qualcosa da noi più ricostruibile e individuabile per poi andare oltre.
Davanti a noi, la scena è delineata da quattro luci a led che diventano i quattro estremi di un quadrato e il punto di partenza. Trono inizia a far orientare lo spettatore in questo spazio; dice che attorno alle luci ci sono dei fiori e li descrive, utilizzando come mezzo di orientamento universale la matematica. Immagina infatti i quattro led come i riferimenti dei quattro quadranti di un diagramma cartesiano e li definisce con un sistema di ascisse e ordinate positive o negative, utilizzando dei dati certi nello spazio per collocare qualcosa di incerto e invisibile. Tutto è ancora chiaro e facilmente riproducibile dall’immaginazione: crisantemi o tulipani sono subito riconducibili a qualcosa di familiare a tutti.
La scena si sposta: Trono inizia a raccontare di una gara di ballo. Descrive il palco, l’orchestra, la giuria, i ballerini in fermento dietro le quinte. Da un’immagine vaga man mano si delinea la scena, fino all’inizio del brano musicale della gara, che rende tutto ancora più chiaro. Parte Besame mucho, e sembra facile immaginare di che tipo di ballo si tratti.
Da questo momento in poi il tono cambia: dopo un breve stacco, inizia un’altra parte del viaggio. Trono inizia a parlare di ammassi di protoni e masse cariche di energia, nomina elementi del campo scientifico (i bosoni di Higgs o le funzioni biunivoche, ad esempio) e ci parla di un universo appena formato.
Siamo portati a dare forma a qualcosa che non ci è più familiare. C’è effettivamente tanta differenza tra l’avere in testa il concetto di protone e immaginarlo. Veniamo indirizzati a visualizzare masse di materia ed energia. Trono usa nuovamente delle coordinate universali, facendo volgere il nostro sguardo verso alcuni punti della scena, muovendosi però non solo sulle due dimensioni dei quadranti dello schema dei led utilizzate all’inizio, ma facendoci spostare lo sguardo anche in altezza.
A un certo punto è come se il performer volesse riempire la testa dello spettatore di parole di gergo fisico e matematico, utilizzandole per portarlo nel suo universo. Questi termini diventano come una chiave per entrare nella sua dimensione, in cui il dato oggettivo è inesistente.
Ognuno dei presenti ha percezioni diverse e ognuno dei presenti fa una diversa esperienza del dispositivo. Non c’è una soluzione giusta o una sbagliata perché, in realtà, una vera e propria soluzione non c’è. E senza l’immaginazione dello spettatore, il dispositivo non potrebbe esistere.
Trono, a un certo punto, pronuncia queste parole: «Abbandonarsi alla vista proprio lì dove non si vede nulla».
Credo che la chiave di tutto stia lì, nell’abbandono. Per godere di Chorea Vacui ed entrare nel suo meccanismo è necessario abbandonarsi alla voce che si sente in cuffia e lasciarsi trasportare dai fruscii o dalle melodie che si susseguono come sottofondo. Io, a un certo punto, mi sono sentita smarrita, per poi capire che dovevo solamente abbandonarmi per apprezzare l’insieme e quell’esperienza. E, nonostante ognuno sia isolato con le proprie cuffie, si crea una bolla in cui si è tutti insieme ad ascoltare una stessa cosa, ma a immaginare cose diverse.
Il vuoto che ci si staglia davanti potrebbe spaventare in un primo momento, ma la voce di Trono ci guida in un percorso graduale che arriva fino al totale abbandono e alla totale immersione, fino al farci districare tra masse informi di energie. Come dice lui stesso durante la performance: «Siamo immersi nel campo del possibile». Le possibilità sono infinite, bisogna solo trovare la propria versione.

 

CHOREA VACUI
regia e cura della visione Gesualdi | Trono
con Giovanni Trono
TEATRINGESTAZIONE

visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL di Messina
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancho

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena